poesia
Luigi Villirillo torna alla poesia
“Questa raccolta di poesie è il seguito di un percorso di vita spirituale in crisi, narrato in versi, una sorte di altalena, tra il credere e il non credere che si inerpica nel vortice della vita, ora da una parte ora dall’altra, con l’intento di trovare un approdo sicuro a questo cuore inquieto. Nella speranza che ciò si realizzi è inevitabile scontrarsi con tematiche forti. In particolare con le domande di sempre, quelle assolute, che ogni uomo prima o poi nel corso della propria vita si pone. Chi sono? Da dove vengo? E soprattutto, dove vado? Sì perché, quest’ ultimo interrogativo in particolare, turba il cuore dell’uomo, dal momento in cui prende coscienza della propria realtà. Non sono chiamato a capire il mistero ma a credere nel mistero”.
E’ il leit-motiv del nuovo volume di poesie “Penso e scrivo” di Luigi Villirillo, pubblicato in questi giorni dalle edizioni Ursini di Catanzaro
Un libro con il quale l’autore continua il suo percorso introspettivo, iniziato con la raccolta del 2001 “Sulle Ali dello Spirito” edito sempre da Ursini e proseguito nel 2006 con “Tra Luci e Ombre”. Tutto ciò, sulla scia del mare della vita, ora calmo ora in tempesta, alla continua ricerca di un lido tranquillo per la quiete dell’anima.
“Questa raccolta di poesie, - scrive Mimmo Stirparo - è il seguito di un percorso di vita spirituale in crisi, una sorta di altalena tra il credere e il non credere che si inerpica nel vortice della vita, ora da una parte ora dall’altra, con l’intento di trovare un approdo sicuro. Già, l’approdo! Il desiderio ardente di voler aprire, non solo le porte a Cristo, ma anche alla speranza in un contesto sociale, quello di oggi, sopraffatto da errori e frenesie. E la poesia può essere uno strumento. Anche la poesia del Villirillo che è semplice non solo perché egli stesso è tale ma soprattutto perché vuole lanciare il sasso nello stagno di una società dominata dal denaro e da un’accozzaglia pseudo religiosa che diventa spesso parodia del sacro. Questo desiderio si sostanzia attraverso la Fede che al nostro autore gli “fu strappata / dalla mente / ma nell’anima / sono rimaste / le radici”, quindi “tenacia” e “speranza” senza le quali tutto diventa morte morale, tutto entra in una spelonca senza luce ed invece l’uomo ha bisogno di luce, siamo nati per vivere nella luce. “Nessuna certezza / è nell’uomo / solo la speranza / lo invoglia alla vita. / Credente o non credente / al crepuscolo del suo giorno / ad essa si affida”, così scrive l’uomo-poeta dalla serenità tutta particolare che mi ricorda i giovani certosini del mio natio monastero di Serra San Bruno”.
“Anche la poesia - prosegue Stirparo - può aiutare a cercare la Fede e consolidarla perché il poetare è vita e “visione del mondo attraverso il proprio soggetto” come scriveva il Venerabile don Francesco Mottola, e deve essere partecipata agli altri per giustizia e per amore. Perché si possa raggiungere “un lido tranquillo per la quiete dell’anima”. Questo è l’obiettivo del poeta di Isola: non lasciare che i suoi versi diventino ristagnanti e infecondi ma offrirli a noi, soprattutto ai giovani perché possano scoprirvi una proposta già attesa, una meta sognata, un ideale di impegno di servizio per l’uomo, anche per quel certo prezioso legame che, nel passaggio dalla gioventù all’età matura, la poesia sa bene raccordarsi con la vita reale, concreta, quella di tutti i giorni.
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